Esistono ormai sufficienti prove della relazione tra inquinamento ambientale, crisi climatica e danni alla salute e pertanto, non si può più procrastinare l’assunzione di provvedimenti da parte delle istituzioni e dei singoli cittadini.
Anche nel caso che le prove scientifiche raccolte con metodi di valutazione obiettivi e rigorosi indichino un possibile rischio, non ancora confermato con assoluta certezza, è comunque indispensabile fare appello al Principio di Precauzione e adottare misure preventive senza attendere che il danno si renda evidente in maniera diffusa.
L’unica soluzione per limitare gli effetti di un inquinamento sempre più pervasivo è rappresentata dalla prevenzione primaria e quindi dalla drastica riduzione, sia della produzione e immissione in ambiente (biosfera e catene alimentari) di sostanze inquinanti, sia dell’esposizione individuale a tali inquinanti, con particolare attenzione a donne e uomini in età fertile, donne in gravidanza e bambini nei primi mille giorni di vita (cioè il periodo che va dal concepimento al compimento dei due anni di vita).
Appare evidente come sia necessaria una forte assunzione di responsabilità da parte di Governi e Istituzioni, per intervenire sulle fonti delle emissioni, e per portare avanti, insieme a Medici, Farmacisti e altri Professionisti della Salute, interventi di informazione basati su studi scientifici indipendenti. Tutto ciò potrebbe contribuire a ridurre l’inquinamento e i rischi per la salute umana e, in particolare, per la salute infantile e per quella delle generazioni future.
È urgente modificare i nostri comportamenti e le nostre scelte per scongiurare l’irreversibilità della crisi climatica, e rendere gli ambienti di vita più adatti alla vita di tutti gli esseri viventi, delle donne e degli uomini.
Fino a quando possiamo fingere di non vedere o non sapere?